Un aperitivo con Francesca Milardi, notaio

Lunedì 11 maggio 2020 abbiamo intervistato Francesca Milardi in diretta su Instagram, alle ore #diciottoe13, nell'ambito dell'iniziativa "Un aperitivo con i #giovaniprofessionisti". Leggi questo articolo per sapere le risposte alle domande che le abbiamo posto in merito alla sua professione di notaio!

Data: Lunedì, 11 Maggio 2020

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Descrizione

E' arrivato il turno di Francesca Milardi, che di professione fa il notaio: l'abbiamo ospitata durante la nostra quinta diretta per scoprire i segreti della sua attività!

Buona lettura!

Francesca, raccontaci qualcosa di te!

«Mi chiamo Francesca Milardi, ho 41 anni e sono originaria di Sorrento. Sono sposata e sono mamma di un bimbo di 2 anni. Dopo la maturità classica a pieni voti, un semestre presso l’University of Essex nell’ambito del progetto ERASMUS, la laurea in giurisprudenza presso la Luiss Guido Carli di Roma con votazione di 110 e lode, un Master in Economia e Diritto di Impresa presso l’Università LIUC di Castellanza e uno stage a Milano presso un rinomato studio legale, mi sono abilitata all'esercizio della professione di Avvocato. Nel 2013 ho vinto il concorso notarile con assegnazione della prima sede notarile a Trento. Dal 2016 esercito la professione notarile anche nella sede di Predazzo, Val di Fiemme. Con piacere vi racconterò come sono diventata Notaio e vi parlerò delle responsabilità e delle soddisfazioni di questa professione.»

Da quanti anni fai questo lavoro?

«Esercito la mia professione dal 2013. E’ un lavoro che si inizia a fare non da giovanissimi perché il percorso da intraprendere prima è lungo e gli anni di studio sono tanti. La mia prima sede come notaio è stata Trento, ora sono a Predazzo, in Val di Fiemme, anche se mantengo comunque ancora l’ufficio secondario a Trento. Vivo in Trentino da 10 anni. »

Quando hai capito che ti sarebbe piaciuto fare il notaio?

« L’idea di diventare notaio mi si è posta davanti dal momento in cui ho imboccato il mio percorso di studi in giurisprudenza. Dopo la laurea ho fatto un periodo di pratica in uno studio notarile e ho potuto vedere che quella del notaio era una professione che mi piaceva. Quando ne ho avuto l’opportunità, quindi, dopo aver acquisito il titolo di avvocato, ho deciso di provare anche questo percorso, più che altro per una sfida che sentivo di avere con me stessa. Ero giovane e mi sono detta “o ci provo adesso o non ci provo più” e non avrei mai voluto rimanere con il rimorso di non aver tentato anche questa strada. In fondo, se non ci si prova da giovani a inseguire le sfide a mettersi alla prova poi con il passare del tempo e con l’età non lo si fa più. Alla fine è andata bene e ho raggiunto il mio obiettivo

Lavori in solitaria o in un team/studio/gruppo?

«Nel mio ufficio sono l’unico notaio, ma lavoro comunque in team perché sono costantemente circondata dalle mie collaboratrici. Il lavoro di gruppo e la cooperazione sono aspetti importanti e determinanti in qualsiasi professione, che aiutano a crescere e migliorarsi sempre. La gestione dei rapporti con i collaboratori è una delle cose che si impara con il tempo.

Altre relazioni importanti sono quelle derivate dalle collaborazioni con altri professionisti che svolgono un lavoro diverso dal mio ma con i quali mi devo confrontare per svolgere alcune pratiche. I miei clienti spesso hanno il loro commercialista, il loro consulente, il loro architetto, il loro ingegnere, ecc… e sono voci che devo ascoltate per portare a termine alcuni lavori. Ogni professionista è esperto nel suo campo, conosce il suo mestiere, ed è davvero stimolante, interessante e soprattutto utile il riscontro che ottengo quando mi devo relazionare con loro per portare a termine un compito.

Le relazioni in campo lavorativo sono importanti, sia quelle con i colleghi del settore che quelle a livello livello interdisciplinare: non si smette mai di imparare

Qual è stato il tuo percorso di studi?

«Ho studiato giurisprudenza 4 anni presso l’Università Luiss Guido Carli di Roma. Io sono di Sorrento, ma ho voluto studiare a Roma perché c’era mio padre che viveva lì e desideravo tanto fare un’esperienza lontana da casa per vedere vedere com'era la vita fuori dalla mia realtà. Durante il mio percorso di studi ho avuto modo di studiare per un semestre all'estero nell'ambito del progetto ERASMUS presso l’University of Essex, e quindi mi sono laureata un po’ dopo i tempi previsti. Dopo la laurea in giurisprudenza ho svolto il tirocinio previsto dal percorso, che ai miei tempi era di ben 2 anni di durata, mentre oggi c’è la possibilità di accorciare i tempi iniziandolo già quando ancora si sta studiando all'università. Durante questo periodo di praticantato si assiste il notaio e si partecipa con i collaboratori e gli impiegati alle pratiche che vengono gestite dallo studio.

Successivamente ho fatto un master a Milano in Diritto d’impresa: era il mio “piano B” nel caso non fossi riuscita ad arrivare dove volevo con il mio percorso principale, ma anche una sicurezza in più perché non ero del tutto sicura di quello che avrei volto arrivare a fare.»

Tra la fine degli studi e l’inizio della tua carriera cos'è successo?

«Come ho detto prima, dopo essermi laureata in giurisprudenza ho svolto il praticantato previsto per arrivare ad accumulare esperienza nel campo e per potermi iscrivere al bando per diventare notaio. Durante questo periodo – quindi mentre facevo la pratica notarile e mentre studiavo per il concorso da notarile – ho avuto un esperienza professionale in qualità di avvocato: ho svolto l’esame da avvocato e ho iniziato a lavorare come tale.

Ho dovuto aspettare che aprisse il bando per diventare notaio. Quando ho fatto io il concorso, il bando era disponibile ogni 2 anni ed aveva un numero di posti più limitati; oggi si verifica a cadenza annuale e ci sono molti più posti disponibili. Per potersi iscrivere vengono richiesti, appunto, la laurea in giurisprudenza e il compimento del periodo di tirocinio presso uno studio notarile. Per vincere il concorso c’è bisogno di studiare molto, non è una cosa che si improvvisa da un giorno all'altro, per cui ci si iscrive quando ci si sente pronti.

Il bando per diventare notaio prevede 3 giorni di concorso centralizzato nazionale a Roma con 3 prove teorico-pratiche diverse:

  • un atto di ultima volontà (testamento)
  • un atto tra vivi (diritto civile)
  • un atto tra vivi (diritto commerciale)

Vincere il bando è difficile, conosco persone molto brave che non sono mai riuscite a passare il concorso. Inoltre se non lo si supera le tempistiche per attendere il successivo bando sono bibliche, anche perché bisogna aspettare più di un anno per ricevere le correzioni delle prove. Per questi motivi i giorni del concorso sono colmi di tensione, perché in 3 giorni ci si gioca lo studio di una vita. Anche quando il concorso lo si vince, come è capitato a me, bisogna aspettare un altro bel po’ di tempo. Io ho dovuto aspettare un altro anno prima di ricevere il sigillo, insediarmi nello studio a Trento e iniziare ad esercitare.

Se si vince il concorso poi bisogna vedere quali sono le sedi disponibili. Chi studia per diventare notaio spesso ha origini napoletane perché c’è una tradizione notarile molto forte in Campania, ma proprio per questo motivo le sedi notarili in questa regione sono generalmente tutte occupate. Io sapevo già che molto probabilmente non sarei potuta rimanere vicina a casa, ed infatti sono finita in Trentino. Consiglio di riflettere su questo aspetto, perché se una persona si sente attaccatissima al paese dove è nata e non vuole spostarsi deve tenere conto della difficoltà di ottenere un posto di lavoro dove vuole lui. Per fare questa professione bisognerebbe essere disponibili a spostarsi. E’ anche vero che la sede a cui si viene assegnati all'inizio non è necessariamente quella definitiva perché si può partecipare a dei bandi per il trasferimento, tuttavia bisogna sempre e comunque aspettare che i posti risultino vacanti e non è una cosa immediata.»

Qual è la differenza tra notaio e avvocato?

«Io sono sia notaio che avvocato perché ho fatto l’abilitazione ad entrambe le professioni, ma da quando sono diventata notaio posso conservare solo il titolo di avvocato e non posso più svolgerne la funzione per una questione di incompatibilità.

L’avvocato difende il cliente quindi “è di parte”. Esercita la sua professione nei vari campi a seconda di quella che è la sua specializzazione: penalista, civilista, amministrativista, ecc...

Il notaio è sì un professionista ma prima di tutto è un pubblico ufficiale perché dà pubblica fede agli atti, attesta l’identità delle persone che compaiono davanti a lui e redige gli atti che vengono inseriti nei registri pubblici (le compravendite, i mutui, gli atti societari). Il notaio svolge il ruolo di terzo imparziale, cioè fa da mediatore, ad esempio, nella compravendita tra un venditore e un compratore. Se alla stessa compravendita partecipano dei consulenti, un’agenzia immobiliare, un tecnico che ha fatto dei progetti, un architetto, ecc. ognuno di questi soggetti avrà il proprio avvocato che si preoccuperà di tutelare i loro interessi. Il notaio, invece, è uno solo, ed è quello che garantisce il rispetto della legge e delle normative, che controlla che tutte le parti vengano tutelate in maniera equa e che gli interessi di tutti vengano contemperati con il fine di evitare che poi si verifichino cause tra i soggetti.»

Qual è l’aspetto più noioso del tuo lavoro?

«A volte è difficile far capire l’entità del mio lavoro e la burocrazia che ci sta dietro a persone che non conoscono nulla del mio mestiere e che sono convinte di avere loro la risposta in mano. Ci sono pratiche che prevedono lo svolgimento di attività complicate, ripetitive e all'apparenza non necessarie, e con alcuni clienti c’è davvero bisogno di armarsi di tanta pazienza nello spiegare perché certe cose vanno affrontate in maniera così puntigliosa e pedante e perché non vanno affrontate come dicono loro. Ho avuto a che fare con gente che mi diceva di aver letto su internet come fare il mio lavoro e che era convinta di aver capito tutto. Gestire queste persone è un po’ complicato.»

Qual è l’aspetto più interessante del tuo lavoro?

«All'inizio ero molto attratta dalle pratiche difficili, dalle situazioni ingarbugliate, dai lavori più importanti e con un valore più elevato che arrivavano a mettermi sotto pressione. Oggi come oggi invece quello che mi dà più soddisfazione è il riscontro positivo che ricevo dalle persone quando faccio bene il mio lavoro. Bisogna sempre tenere presente che le persone non sono delle carte o delle pratiche da sbrigare. Anche nella professione di notaio è importante mantenere un atteggiamento empatico e disponibile con i clienti per non farli sentire “uno tra i tanti”: se infatti per me, ad esempio, la compravendita di un bene è una pratica di routine, non lo è per il singolo che si trova ad affrontarla, e tenere a mente quanto può essere stressante per lui vivere un momento del genere può far capire perché è necessario dedicare la giusta importanza al suo stato d’animo. Mi capita di ricevere complimenti e ringraziamenti quando i clienti mi dicono che si sono sentiti ascoltati e accompagnati, o quando spiego con pazienza e in modo chiaro ai clienti meno preparati.»

Qual è stato il momento più bello della tua carriera?

«Il momento più bello della mia carriera è stato in assoluto quando mi hanno chiamato per dirmi che avevo vinto il concorso per diventare notaio: ho tirato un sospiro di sollievo perché ho saputo di avercela fatta e ho gioito perché tutti i miei anni di studio e di pratica non erano stati buttati. Subito dopo è arrivato lo stress degli inizi, perché dovevo imbastire tutta la mia carriera da notaio e ovviamente un conto è la teoria un conto è la pratica. Per il resto, non c’è stato un momento preciso e particolare durante la mia esperienza professionale da poter ricordare oggi come più bello degli altri; la mia carriera si compone di piccole e costanti soddisfazioni quotidiane

Quali sono le caratteristiche personali che una persona dovrebbe avere o sviluppare per svolgere la tua professione?

« 1) Tenacia, determinazione e motivazione perché prima di diventare notaio bisogna affrontare un percorso di studi, di pratica e di tentativi molto lungo e tortuoso. Lo studio è molto impegnativo e richiede molti anni di sacrifici, per questo motivo bisogna partire che si è convinti di quello che si sta facendo. Se non si è sicuri al cento per cento che quella del notaio è la professione giusta per sé è molto più facile lasciarsi demoralizzare dagli insuccessi e dal tempo che passa.

2) Avere fiducia in se stessi, perché anche studiando con determinazione bisogna sempre tenere conto del fattore “fortuna”. Quando si affronta il concorso bisogna sperare di riuscire a redigere una prova perfetta e c’è sempre una buona dose di fortuna in gioco. Se si fallisce, naturalmente, bisogna aspettare anni per poter rifare il concorso e questo risulta psicologicamente difficile da accettare. »

Quali sono i 3 consigli d’oro che daresti a chi vuole fare il tuo lavoro?

«La pazienza e la capacità di ascoltare le persone e interagire con loro perché è necessario parlare con il cliente per capire cosa vuole fare e quali sono le sue intenzioni. Inoltre la capacità di organizzarsi, perché le cose da gestire e controllare sono tante e bisogna capire quelle che si possono delegare e quelle che invece si devono fare personalmente. Al notaio è richiesto tanto lavoro e tanta preparazione per ogni singola pratica.»

Ringraziamo Francesca per questa splendida intervista e le auguriamo di proseguire alla grande con la sua professione! Ai lettori di questo articolo ricordiamo che è possibile recuperare tutte le dirette Instagram che abbiamo tenuto nelle due settimane di maggio che abbiamo dedicato all'aperitivo con i 9 #giovaniprofessionisti: si trovano sulla nostra pagina Instagram @sportellogiovanitrentino nella sezione IGTV!

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Ultimo aggiornamento:Martedì, 09 Giugno 2020