Un aperitivo con Doris Tomasini, avvocato civilista

Mercoledì 13 maggio 2020 abbiamo intervistato Doris Tomasini in diretta su Instagram, alle ore #diciottoe13, nell'ambito dell'iniziativa "Un aperitivo con i #giovaniprofessionisti". Leggi questo articolo per sapere le risposte alle domande che le abbiamo posto in merito alla sua professione di avvocato civilista!

Data: Mercoledì, 13 Maggio 2020

Immagine: 5

Descrizione

Oggi abbiamo intervistato in diretta Instagram anche Doris Tomasini, che di professione fa l'avvocato. Ecco qui di seguito la riposta alle domande che le abbiamo fatto!

Doris, presentati in breve!

«Mi chiamo Doris Tomasini e faccio l’avvocato dal 2014. Sono iscritta all'albo dell’Ordine degli Avvocati di Rovereto e ho sempre praticato la mia attività a Rovereto, nello studio dove ho iniziato nel 2010 la pratica forense.

Mi occupo sia di diritto civile che di diritto penale perché nel territorio trentino è più difficile specializzarsi, dato che la realtà è piccola, la domanda è inferiore ed è meglio saper lavorare in entrambi i campi. Il cliente che mi cerca per risolvere una questione penale poi spesso torna anche per chiedermi di affrontare con lui una questione civile; per questo motivo cerco di dare un servizio a 360 gradi, nei limiti delle mie competenze, naturalmente. Oggi però è bene tenere a mente che anche specializzarsi in un ambito specifico può essere una buona mossa per ritagliarsi una fetta di mercato, sbaragliando la concorrenza.

Il mio lavoro è vario perché ci sono dei momenti in cui ci sono da svolgere delle pratiche civili, a volte delle pratiche penali, e trovo interessante fare entrambe le cose. Anche io tendo comunque a focalizzarmi su di alcuni ambiti in particolare, ad esempio mi sono specializzata in contrattualistica, in questioni condominiali, in diritti reali e seguo meno le pratiche che hanno a che vedere con il diritto del lavoro e le questioni famigliari.»

Da quanti anni fai questo lavoro?

«Ho iniziato la pratica penale nel 2010, quindi quest’anno sono 10 anni da quando ho iniziato a dedicarmi a questa attività, anche se ufficialmente è solo da 6 anni che svolgo la professione con la qualifica di avvocato.»

Quando hai capito che ti sarebbe piaciuto fare l’avvocato?

«Quella dell’avvocato è sempre stata una professione che mi ha affascinato, anche se non è di famiglia. La risoluzione dei problemi, anche a quelli più intricati, e la difesa dei diritti delle persone sono cose che mi hanno sempre colpito e attirato.

Ho sempre voluto fare l’avvocato, già da dopo le superiori. C’è da dire però che quando ci si iscrive alla facoltà di giurisprudenza non si sa ancora cosa vuol dire fare l’avvocato perché lo si capisce solo dopo. All'università c’è molta teoria, molti libri e sembra tutto campato per aria ed è solo quando si inizia la pratica, quando si va in udienza, nelle cancellerie, nei tribunali, ecc. che ci si rende effettivamente conto che tipo di lavoro sia quello dell’avvocato. I primi mesi della pratica sono andata avanti ripetendomi “ma io cosa ho studiato per 5 anni?” perché tra l’università e la professione vera e propria ho trovato molta differenza.

Ad esempio quando studiavo non riuscivo a capire completamente il senso delle procedure che mi ritrovavo a leggere sui libri e non mi sarei mai aspettata tutta la burocrazia che poi mi sono trovata a sbrigare una volta iniziata la professione. Solo dopo mi sono resa conto anche di quanta responsabilità c’è nella professione dell’avvocato.»

Qual è la differenza tra avvocato e magistrato?

«Sono due professioni simili ma al contempo molto diverse.

L’avvocato porta avanti gli interessi del cliente. E’ la figura professionale che si presenta davanti al giudice e, ad esempio, nell'ambito civile instaura una causa contro un’altra parte per richiedere la difesa di un diritto del proprio cliente o rivendicare una pretesa che ritiene giusta.

Dall'altra parte c’è la figura del giudice (il magistrato) che, al contrario dell’avvocato, svolge il ruolo di mediatore imparziale e non può avere un interesse all'interno della causa. E’ incaricato di decidere a quale parte dare ragione, basandosi sugli interventi degli avvocati in difesa dei singoli partecipanti alla causa. La scelta finale del magistrato ovviamente segue la logica del diritto e delle leggi. Si diventa magistrato frequentando la scuola di specializzazioni legali

Lavori in solitaria o in un team/ studio/ gruppo?

«Lavoro in uno studio che condivido con una collega con la quale ogni tanto collaboro, anche se per la maggior parte del tempo ognuna gestisce le sue pratiche.»

Qual è stato il tuo percorso di studi?

«Ai miei tempi il percorso di studi per avviarsi alla professione di avvocato prevedeva di frequentare la facoltà di giurisprudenza che si componeva di 3+2 anni di università (triennale e magistrale separate, quindi bisognava conseguire due lauree e scrivere due tesi di laurea). Oggi il percorso universitario è unificato a 5 anni. Io ho studiato all'Università degli Studi di Trento.

Non ho svolto nessun tirocinio durante il percorso di studi all'università perché non era previsto dal corso; adesso invece c’è la possibilità di svolgere durante l’ultimo anno di università, in concomitanza con gli studi, 6 mesi (su 18) della pratica che viene richiesta per potersi iscrivere all'esame di stato.»

Tra la fine degli studi e l’inizio della tua carriera cos’è successo?

«Dopo la laurea ho svolto la pratica forense: come ho detto prima, infatti, dopo la laurea universitaria se si vuole accedere all'esame di stato per diventare avvocato è necessario svolgere un periodo di pratica forense. Ai miei tempi la pratica era di 2 anni, oggi l’hanno ridotta a 18 mesi e c’è la possibilità di anticiparla svolgendo i primi 6 mesi già durante l’ultimo anno di università, prima della laurea. Io ho svolto la mia pratica presso lo studio legale dove lavoro ora.

Una volta conclusa la pratica si può accedere all'esame di stato, che è molto complicato e difficile da superare. Il numero di partecipanti è alto e le prove sono molto complesse; si compongono di 3 giorni durante i quali si svolgono 3 prove scritte (il primo giorno è dedicato alla prova di diritto civile, il secondo è dedicato alla prova di diritto penale, il terzo si deve redigere un atto a scelta). Successivamente bisogna aspettare un ulteriore anno per poter affrontare l’esame orale e se si supera anche quest’ultimo scoglio si consegue il titolo di avvocato.

Il mio primo tentativo di esame l'ho fallito, ma per fortuna ho superato tutte le prove l’anno dopo. Mi sono iscritta quindi all'albo nel 2014

Qual è l’aspetto più noioso del tuo lavoro?

«La difficoltà che riscontro nel riuscire a rimanere informata su tutte le modifiche legislative che vengono fatte, perché sono talmente repentine che mi prendono alla sprovvista. E’ difficile stare sempre sul pezzo, ma bisogna farlo per evitare degli errori.»

Qual è l’aspetto più interessante del tuo lavoro?

«Sperimentare questioni nuove: nel mio lavoro c’è sempre qualcosa di mai visto che mi ritrovo ad affrontare e per il quale trovare una soluzione non è sempre così scontato. Sono situazioni che mi mettono alla prova, e che trovo stimolanti e interessanti.»

Qual è il tuo rapporto con i clienti?

«A lavorare con i clienti lo si impara sul campo, quando si inizia effettivamente la professione, perché è un aspetto che non viene insegnato all'università. A volte è necessario fare “da psicologo” al cliente: bisogna essere pronti ad assistere a degli scoppi emotivi delle persone più suscettibili, che possono andare dalla rabbia al pianto: infatti di solito il cliente si rivolge ad un avvocato per delle questioni delicate che sono per lui fonte di stress. Bisogna tenere a mente che si ha a che fare con delle persone che sono tutte diverse, e bisogna trattarle di conseguenza: quindi stimolare i clienti remissivi o poco convinti e tranquillizzare quelli esagitati. Il rapporto con i clienti è forse uno degli aspetti più complicati di questa professione. È quello che cambia continuamente l’esperienza, ogni giorno risulta diverso e non si finisce mai di imparare.»

Qual è stato il momento più bello della tua carriera?

«Il momento più bello della mia carriera è stato quando ho passato l’esame di stato nel 2014: è stato un traguardo importante, e per me ha significato tantissimo.»

Qual è stato il momento più brutto della tua carriera?

«Non c’è stato un momento che ricordo come particolarmente brutto nella mia carriera; esistono però le piccole delusioni e frustrazioni che capitano ogni tanto. Ad esempio quando la causa non si conclude come vorrei pur sapendo che ho ha fatto tutto quello che potevo per farla andare bene, perché alla fine il giudice ha emesso una sentenza a favore dell’altra parte. Il diritto infatti non è come la matematica, non è una scienza esatta, e può darsi che la controparte porti in tribunale delle argomentazioni che convincano di più il giudice.

Perdere una causa è il momento più difficile per un avvocato, e lo è anche doverlo spiegare al cliente: è la parte più difficile di questo lavoro, che lascia l’amaro in bocca.»

Quali sono le caratteristiche che una persona dovrebbe avere o sviluppare per svolgere questa professione?

«1) L’intraprendenza – soprattutto oggi – e tanta voglia di fare, di studiare e di non arrendersi perché le difficoltà sono e saranno sempre tante (come in qualsiasi tipo di lavoro, del resto). Dalla causa che va male, al cliente pignolo, bisogna essere pronti ad affrontare le avversità.

2) La capacità di analisi, ovvero saper interpretare bene un problema, capire cosa viene richiesto e tenere a mente il risultato che il cliente vuole raggiungere.

3) Essere molto trasparenti

Quali sono i 3 consigli d’oro che daresti a chi vuole fare il tuo lavoro?

«1) Tenere duro e non abbattersi di fronte alle difficoltà perché il percorso per diventare avvocato è lungo e tortuoso. L’esame di stato in particolare rappresenta uno scoglio molto duro, perché di solito ci si impiega più volte a superarlo, ed è in questo momento che più bisogna stringere i denti e non arrendersi.

2) Imparare ad avere tanta pazienza perché il tribunale è, come mi piace definirlo, il “luogo della pazienza”. Anche se oggi ci stiamo sempre più velocizzando con le pratiche grazie alle nuove tecnologie, la durata di un atto può richiedere molto tempo, diversi passaggi e lunghe attese. Si impara quindi ad avere pazienza durante le lunghe code che si fanno agli uffici della cancelleria del tribunale per depositare gli atti, ecc.

3) Essere innovativi, perché se si vuole fare strada al giorno d’oggi in questa professione bisogna saper apportare qualcosa di diverso, di nuovo, che permetta di distinguersi dagli altri avvocato.»

L'intervista a Doris finisce qui; se ti va puoi recuperare il video relativo sul nostro profilo Instagram @sportellogiovanitrentino alla sezione IGTV. 

Ulteriori informazioni

Licenza d'uso
Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)

Ultimo aggiornamento:Mercoledì, 03 Giugno 2020